
In particolare, il disaccordo per questa candidatura sembra provenire proprio da Sky, che vedrebbe il presidente della Lega legato alla holding di controllo della sua principale 'rivale', Mediaset Premium.
Difficile capire come i club di Serie A potranno accogliere l'ipotesi Galliani, un dirigente di prim'ordine del calcio italiano ma che rappresenta anche la vecchia politica, mentre in molti vogliono aria fresca e volti nuovi al comando. Molto probabile. C'è la necessità di prendere di petto una situazione davvero critica: il commissariamento in arrivo, le accuse del ministro dello sport e l'imbarazzo di Malagò e di Tavecchio.
La Lega deve nominare il suo governo entro il 18 aprile, tre giorni dopo ci sarà la nomina di un commissario e come ha ricordato Beretta "il commissario non fa piacere a nessuno". Silvio Berlusconi lascerà (anche se sta spingendo per avere ancora un ruolo di influenza) e con lui anche l'amministratore delegato Adriano Galliani dovrebbe uscire dall'organigramma societario. Sul nome del quale -riteniamo- la Lega potrebbe ritrovare in tutto o in parte (quella necessaria) l'unità perduta.
Secondo quanto riferito dall'agenzia ANSA, l'ex premier avrebbe aperto alla possibilità che Galliani, una volta formalizzato il closing per la cessione del 99,93% del Milan dalla Fininvest all'uomo d'affari cinese Yonghong Li, possa dare la propria avanzare la propria candidatura a presidente della Lega di Serie A.